Zazen & Teletubbies

Zazen & Teletubbies

Mi sono fatto un giro nello Zen italiano, e posso dire di conoscerlo quasi tutto.
Ho conosciuto i principali abati reggenti dei Templi Sotō affiliati alla Chiesa Zen giapponese, e non vado fiero di questa cosa.
Purtroppo in Italia, mi spiace raccontarvelo, dopo la scomparsa di Taisen Deshimaru Roshi, colui che ha portato lo Zen in Europa negli anni ’70, non è emerso nessun rappresentante degno di raccogliere il testimone di tanto carisma, spinta e intuizione, di questo grande Sensei venuto dal Giappone.
Nel ’68 a Parigi, mentre tutti s’immolavano alla rivolta, un folle gruppetto di ragazzi si trovava ogni giorno alla stessa ora nella casa prestata a questo monaco, riempiendone di schiene diritte anche i corridoi.
Che grande rivoluzione!
Deshimaru è morto giovane di tumore al fegato, non lasciando eredi, ma un enorme schiera di praticanti in grande espansione che continuava a trovarsi nei suoi Zendo a praticare Zazen.
Nelle numerose sesshin, i ritiri di pratica intensivi che ho seguito, i praticanti passavano giorni a contatto con lo Spirito della via, e ogni abate di Tempio forniva con assoluto rigore, la propria interpretazione del Dharma, la Via del Buddha.
E quello che ho sempre trovato, ve lo confido, è stata un’enorme tristezza.
Sparute facce pallide, pochi visi smunti, castranti atmosfere rigide dove per decenni sempre gli stessi praticanti anziani seguivano gli stessi Maestri nel loro cammino di solitudine fatta di Zazen, kinhin, Zazen.
Allora come Bashō ho peregrinato, sono andato in Francia, ma mi sono dovuto spingere fino in Spagna per riuscire finalmente a trovare lo spirito e l’energia delle atmosfere di Deshimaru.
Ed ecco: Sesshin di 150 persone, con donne, vecchi, bambini. Sorrisi.
Risate, feste, facce autentiche. Eccolo, ecco lo Zen che cerco, mi son detto.
Alcune volte in Italia sono andato in crisi di riso (non quello che si mangia). Vere risate a crepapelle, dove contagiavo irrimediabilmente anche gli altri praticanti, creando un’atmosfera comica, e non bastavano i colpi di Kyosaku sulla schiena dati del maestro di turno allo scopo di quietare il mio spirito.
Lo Zazen mi connette con l’Essenza.
Nell’Essenza, trovo gioia.
Poi mi sono trovato a confrontarmi molto con altri fratelli di pratica, che mi confidavano le ossessioni mentali più tremende durante Zazen: Orge, tutti i vizi capitali, le più tremende ferite emozionali.
Allora mi sono reso conto che è facile, quando siedi per molto tempo con le gambe incrociate, avere una fila di ospiti che ti vengono a trovare: I tuoi fantasmi.
A me personalmente, arrivano i.. Teletubbies.

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